mercoledì 14 novembre 2012

Disagio o Confidenza?


Durante tutto il periodo universitario ho sempre lavoricchiato, sono passata dal fare la cameriera alla baby-sitter per poi giungere nel mondo delle ripetizioni. Tutto è iniziato per caso, perché una collega di mia cognata cercava qualcuno che potesse dare lezioni private al figlio. Mia cognata, prontamente, le propose il nome della sottoscritta, confidando nelle mie capacità “scolastiche”. In concomitanza anche un’altra ragazzina che conosceva, aveva bisogno di un sostegno nello studio, per cui mi mandò anche lei. S. e G. furono i miei primi due seguaci e grazie a loro è iniziato un giro di passaparola che mi ha portato ad avere un via-vai di studenti a lezione.
Questa “attività” mi ha sempre dato soddisfazione: ricevere le telefonate dei miei ragazzi che felici mi comunicano un bel voto al compito mi riempie di gratificazione; vederli “dipendenti” da me, dal punto di vista scolastico intendo, mi fa capire che il lavoro che faccio con loro funziona; ricevere la telefonata di una mamma che mi ringrazia per il lavoro svolto con il figlio mi fa sentire apprezzata. Sò qual è il sacrificio che i genitori fanno per permettere al figlio di avere ripetizioni e io, per questo, cerco di svolgere il mio “ruolo” nel modo più efficace e onesto possibile. Anche perché penso che se ci sono i risultati, i sacrifici si fanno più volentieri.
Oramai mi sono affezionata ai miei ragazzi e una loro preoccupazione, scolastica e non, non mi scivola addosso ma mi mette nelle condizioni di fare il meglio per aiutarli ad affrontarla nel migliore dei modi. Qualche giorno fa, E. un ragazzino di terza media, durante l’ora di ripetizione ferma la mia spiegazione raccontandomi un aneddoto successo a scuola. Mi dice che il professore di ginnastica ogni volta lo manda in uno stanzino a cambiarsi da solo e non insieme agli altri compagni. Gli chiedo se fosse successo qualcosa e, magari, questa era stata una punizione. Lui controbatte dicendomi che non si tratta di un evento occasionale, perché succede sempre. Provo a chiedergli il motivo, ma noto che ha il nodo in gola e sta per piangere. Mi preoccupo. Con calma, gli chiedo se ha raccontato questa cosa ai genitori. E. mi dice che il padre non lo sa, ma alla mamma gliel’ha detto e che nei giorni seguenti sarebbe andata a scuola a parlarne. Molte volte mi racconta di episodi successi in classe, ma mai aveva reagito così. La volta precedente, per esempio, mi aveva raccontato che un compagno di classe spesso gli prende la merenda e gliela frantuma, non permettendogli di mangiarla. Oppure che due compagni la mattina lo avevano fatto cadere e per poco non ha picchiato la testa nel termosifone.
Ho aspettato un’altra lezione insieme, quella di ieri, per chiedergli come andava e soprattutto se la mamma aveva avuto spiegazioni dal professore di ginnastica. Lui mi dice che forse la madre non è ancora andata a scuola perché non gli ha detto nulla. Mi sta venendo il dubbio che E. alla mamma non abbia raccontato niente o comunque poco, perché teme che l’intervento dei genitori potrebbe peggiorare la situazione con i compagni; questo dubbio mi viene perché i genitori generalmente lo seguono molto e mi sembra strano che non siano intervenuti.
Alla fine dell’ora di ripetizione, è venuta la mamma a riprenderlo ma ho preferito non dirle nulla davanti a lui per non tradire la sua fiducia. Dopo mi sono chiesta se questa era stata solo una confidenza da parte di E. o un segnale di aiuto per un forte disagio in classe. Io non sono psicologa ma ripensando alle varie cose che via via E. mi dice e soprattutto a quella sua precisa reazione, forse la risposta sta nella richiesta di aiuto. Non so cosa fare, se senza dire nulla a lui chiamare la mamma per spiegarle l’accaduto. Non vorrei essere entrante, spero solo che lei non prenda il mio comportamento come presuntuoso, ma capisca che la mia intenzione è solo quella di dargli un’informazione che, forse, in molti casi, i genitori sono gli ultimi a sapere. 
Cosa ne pensate? Come dovrei comportarmi?

6 commenti:

  1. Chiama la mamma al telefono o dagli un appuntamento e dille tutto!!! Non sai cosa si sta tenendo dentro questo bambino e magari ci sono episodi peggiori che non racconta per vergogna... io la chiamerei e glielo direi... credo che ogni genitore vorrebbe sapere se suo figlio ha un problema... pensa se fosse tuo figlio che va a confidarsi con la prof delle ripetizioni... non vorresti sapere se ha un problema?

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    1. La volta scorsa mi ha fermata solo il fatto che lui mi ha detto che la mamma sarebbe andata a parlare con il professore. Ma, proprio perchè non c'è andata, temo che non le abbia raccontato tutto. Quindi anche io credo sia necessario il mio intervento.

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  2. Anch'io do ripetizioni da una vita e mi piace un sacco aiutare i ragazzi. Anch'io lo faccio seriamente perchè so che ai genitori costa anche spendere solo un euro in più e mi impegno tantissimo. Se fossi in te lo direi alla mamma, senza allarmarla, in modo tranquillo. Le direi che ti sei accorta che il figlio vive male questa situazione e che lei dovrebbe andare a scuola e parlarne con i prof, senza però che il bambino lo sappia e si senta in imbarazzo. Non deve peggiorare la situazione.

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    1. Infatti mi preme che il bimbo non lo sappia, perché altrimenti potrebbe non raccontare più nulla. Con me vedo che si sente a proprio agio e, forse per questo, si è aperto un po'.

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  3. Penso che tu faccia un mestiere bellissimo, l'ho fatto anch'io per molti anni e so quante soddisfazioni può dare, soprattutto quando si creano rapporti che vanno al di la dell'insegnamento.
    Sicuramente lo direi, magari prima chiederei al ragazzo se ha bisogno di un aiuto per parlare con la mamma, ma anche in caso di rifiuto avvertirei la madre. Lei te ne sarà riconoscente e saprà sicuramente trovare il modo più giusto per intervenire ed aiutare il figlio. Lui ti ha fatto una confidenza importante e dietro, secondo me, c'è una richiesta d'aiuto.

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    1. Il rapporto oltre l'insegnamento è la gratificazione più grossa.
      Comunque in realtà gliel'ho già chiesto se voleva che parlassi io con la mamma, ma lui mi ha detto di no. Penso che tema che un eventuale intervento dei genitori possa essere motivo di ulteriori prese in giro da parte dei compagni.

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