domenica 16 febbraio 2014

Incastrata dal "per sempre".

Qualche anno fa, feci per la prima volta una visita alla tiroide. Non avevo sintomi che lasciassero immaginare qualche mal funzionamento della ghiandola, semplicemente il medico nel visitarmi per un normalissimo mal di gola mi consigliò questo tipo di visita. D'altronde un controllo era comunque messo in programma, in quanto gli squilibri della tiroide possono essere ereditari. E’ stato così che, durante una visita specialistica, scoprii che da quel momento la pasticca per la tiroide sarebbe stata imprescindibile. Rimasi perplessa perché il concetto del per sempre (e soprattutto del tutte le mattine della mia vita) mi turba in qualunque ambito lo si applichi. In ogni caso, non trattandosi di una scelta, poco c’era da fare. Ormai ci ho fatto l’abitudine però lì per lì mal lo digerii.
Qualche giorno fa, tuttavia, mi è capitato di leggere un articolo in cui un medico, schiavo da anni della pasticca che regola il funzionamento della tiroide, ha deciso di curarsi in modo naturale e, in particolare, con l’alimentazione. E ci è riuscito perchè il funzionamento della sua ghiandola è tornato ad essere normale. La sua esperienza mi ha incuriosita molto, tuttavia credo che i rimedi “naturali” non sempre possano produrre efficaci risultati e riescano a contrastare qualcosa che in realtà è ereditario e non dipende da deficienze alimentari. Perché la mia alterazione è ereditaria.
Frequentavo il secondo anno del liceo quando mio padre venne operato. Delle analisi avevano lanciato il campanello d’allarme e i successivi accertamenti non lasciarono spazio a dubbi: un tumore alla tiroide rendeva urgente l'esportazione della ghiandola. Me lo ricordo come se fosse ieri il giorno prima della sua operazione, perché l’immagine di quel suo gesto è così nitida nella mia mente che nel riguardarla provo ancora la sensazione di smarrimento e di paura vissuta quella sera. Era sdraiato nel letto quando lo andai a salutare e lui nell’abbracciarmi si tolse la collana che porta sempre al collo e me la mise tra le mani, senza dire nulla. Ma io capii tutto, in quel silenzio compresi perfettamente il rischio dell’operazione. L’indomani andai in ospedale, l'intervento era riuscito e potevo entrare in clinica. Partii da casa con dei fiori che raccolsi velocemente in giardino e che misi in una bottiglietta d’acqua tagliata a metà. Entrai nella sua stanza e quando mi vide iniziò a piangere come un bambino, come mai l’ho visto fare altre volte. Mi avvicinai e per un attimo rimasi di ghiaccio nell’osservare il grande cerotto che nascondeva quel taglio sulla gola che per mesi non mi permise di rimettergli la sua collana.

martedì 4 febbraio 2014

Ho trovato la formula magica.

Da Settembre ogni tanto, a cadenze più o meno regolari, promettevo “dalla prossima settimana andrò in palestra”, proposito sistematicamente non rispettato principalmente a causa dell’orario di rientro a casa la sera. Perché dopo una giornata di lavoro tutto vorrei fare fuori che andarmi a stancare di nuovo. Tant’è che una formula magica in realtà esiste e, finalmente, l’ho trovata.
Era Dicembre quando durante una cena conobbi una ragazza con la mia stessa intenzione ma anche lei non riusciva a trovare la forza di dirigersi verso la palestra prima di rientrare a casa. Decidemmo che, passate le vacanze di Natale e rientrate nei ritmi quotidiani, saremmo andate insieme a cercare una palestra, perché in due è decisamente più stimolante, ci aspettiamo a vicenda e questo non permette a improvvisi cambi di idee di frenare la voglia di andare a sgambettare. I requisiti che ci interessavano erano soltanto un paio: il prezzo decente e il corso di Zumba. Abbiamo girato qualche struttura ma in nessuna siamo uscite divertite ed entusiaste. Poco male, la prova era gratuita però non era quello che cercavamo. In realtà volevamo semplicemente scaricarci dell’intensa giornata passata a correre da una parte all’altra della città, muoverci un po’ dopo ore trascorse sedute in ufficio e, soprattutto,  volevamo divertirci. Alla fine siamo approdate in un corso dove la Zumba si fa a ritmo di Salsa, Bachata, Twist e chi più ne ha più ne metta. Zumba non è una formula universale e tantomeno è sempre vincente, a mio parere il suo successo dipende moltissimo dall’istruttore che si incontra. Ce ne sono tantissimi in giro, più o meno in tutte le palestre, ma pochi di loro sanno essere davvero coinvolgenti. Quello che abbiamo incontrato è molto bravo, arriva da quei Paesi dove i movimenti latini scorrono nel sangue e l’energia esce da tutti i pori. Ogni tanto mi guardo nell’immenso specchio che ci riflette tutte e mi vedo con quell’impostazione tipica di chi viene da anni e anni di danza classica, di punte e tutù e mi sorprendo lasciarmi andare in movimenti di tutt’altra specie che però mi appassionano, mi divertono e mi fanno correre per arrivare puntuale alla lezione di Zumba.